Carciofo, buona pacciamatura con il trifoglio

L’utilizzo del trifoglio sotterraneo (Trifolium subterraneum L.) è risultato efficace per la gestione sostenibile della flora infestante del carciofo come coltura annuale in Puglia. È quanto emerge dal lavoro ), pubblicato sulla rivista internazionale Horticulturae, a seguito di una ricerca effettuata da ricercatori dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro.
L’Italia rappresenta il principale produttore mondiale di carciofo e la Puglia fornisce circa un terzo della produzione nazionale. In questa ricerca, è stata valutata l’influenza della pacciamatura (sia pacciamatura vivente con trifoglio sotterraneo, pacciamatura con film biodegradabile), rispetto alla lavorazione del terreno convenzionale, sia sulla presenza di infestanti, sia sulla resa del carciofo. Due genotipi di carciofo (Capriccio – cultivar ibrida e Brindisino – varietà locale sanificata) sono stati testati in campo aperto situato in Puglia.
 

I due genotipi di carciofo utilizzati nello studio: Brindisino (A); Capriccio (B).
 
I risultati della ricerca evidenziano che il trifoglio sotterraneo ha mostrato una buona capacità di controllare la copertura infestante, soprattutto sotto il genotipo Brindisino, mettendo in risalto la sua particolare idoneità per varietà locali di carciofo.
 
La resa in capolini non è stata influenzata dalla gestione del suolo, sebbene la copertura totale delle infestanti è risultata inferiore utilizzando la lavorazione del terreno convenzionale.
In conclusione, i risultati di questo studio suggeriscono gli effetti positivi della pacciamatura vivente con trifoglio sotterraneo per una gestione sostenibile delle erbe infestanti nel carciofo come coltura annuale in Puglia.
 
Fonte: Università di Bari

 

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